«In qualsiasi ambiente, sia il grado di inventiva e creatività, sia la possibilità di scoperta, sono direttamente proporzionali al numero e al tipo di variabili in esso contenute». (Simon Nicholson)
Cosa vi presentiamo oggi. Oggi vogliamo raccontarvi di un gioco senza giocattoli: il gioco euristico (dal verbo greco “eurisko”, che significa “riuscire a scoprire” o a “raggiungere la comprensione di”) e l’esperienza con “loose parts”, ovvero un’esperienza di esplorazione spontanea che il bambino compie su materiali di tipo non strutturato.
Le loose parts e il gioco euristico. Il gioco euristico era indicato dalla pedagogista che l’ha ideato negli anni ‘80 (Elinor Golschmied) per i bambini dai 12 ai 24 mesi. Oltre questa età il fascino euristico non svanisce, anzi si arricchisce di sfumature e rimane una proposta ludico-educativa interessante e stimolante. È a partire da questa considerazione che l’idea di gioco euristico si è ampliata, fino a parlare di “Loose parts”. Questo termine tradotto dall’inglese significa letteralmente “parti sciolte”, “parti libere”... materiali incoerenti, sfusi, oggetti da riciclo che provengono da usi differenti e che non hanno un utilizzo predefinito. Si tratta ad esempio di semplici oggetti d’uso domestico e comune come contenitori di diverso materiale e dimensioni, anelli da tenda, catene metalliche, rocchetti di gomma, teli, tappi di sughero o alluminio, mollette di legno, nastri di stoffa, chiavi vecchie legate insieme in piccoli mazzi, etc.
Come avviene e cosa fa il bambino? Tutti i bambini sono potenzialmente creativi, desiderosi di esplorare la realtà e scoprire in modo euristico...ciò significa che quanti più stimoli differenti si trovano in un ambiente, maggiore è la capacità di scoprire, inventare e creare. Le loose parts, come il gioco euristico, permettono quindi ai bambini di divenire co-produttori di arte, spazio e cultura. In una sessione di gioco, le loose parts, sono materiali che possono essere spostati, trasportati, combinati, ri-progettati, allineati, smontati e rimessi insieme in più modi, in un continuo processo di costruzione e decostruzione. Si tratta di materiali che non hanno una specifica indicazione di utilizzo e possono essere usati da soli o combinati tra di loro. Offrono ai bambini la possibilità di esprimersi, di imparare, di conoscere e di esplorare la realtà con la costruzione, la classificazione, il gioco libero, l’arte… non hanno un limite poiché non hanno una funzione specifica ma sono al servizio dell’immaginazione del bambino! In questa proposta educativa non c’è un modo giusto o sbagliato di uso dei materiali, ma i bambini sperimentano il “fallimento” di un’azione solo quando cercano di far fare all’oggetto qualche cosa che la natura stessa dell’oggetto impedisce.
Quali sono i benefici? Con questa proposta il bambino alimenta il suo io-corporeo (sensoriale), cognitivo e relazionale; rafforza l’autostima, l’autonomia, la creatività e le competenze.
Gioco e non giocattolo... esperienza ricca con materiale povero, mai banale, consigliata dai 12 mesi… finché rimane in noi una piccola parte di io-bambino!