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0051. Vita della Cerioli / CAPITOLO 3 - Moglie e madre

0051. Vita della Cerioli / CAPITOLO 3 - Moglie e madre

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Dunque, miei giovani lettori, dove eravamo rimasti? Come ricorderete, abbiamo sospeso il nostro racconto al febbraio 1831, quando la nostra Costanza, ormai sedicenne, concluso il suo percorso di studi, si accingeva a tornare in famiglia. Come abbiamo più e più volte sottolineato, i tempi e la società erano molto diversi da quelli cui siamo abituati e Costanza presso le suore Visitandine di Alzano aveva raggiunto il livello di formazione normalmente previsto per una ragazza appartenente ad una famiglia “bene” come i Cerioli.

E ora? Beh, ora, anche per lei, si preparava il tempo delle scelte importanti, quel tempo in cui le sue coetanee dovevano pensare al matrimonio. Passarono in effetti solo quattro anni, prima che venissero celebrate le sue nozze con il conte Gaetano Busecchi-Tassis.

Alla parola matrimonio probabilmente si affacciano alla nostra mente immagini di romantiche cerimonie, abiti bianchi, lacrime di gioia e chi più ne ha più ne metta; insomma, la nostra immaginazione è portata a pensare alla realizzazione di un sogno, al coronamento di una sorta di favola che porta una giovane donna a legarsi per sempre al suo “principe azzurro”; ebbene, a costo di sembrarvi un guastafeste, devo subito spazzare via queste aspettative: in questa storia non vi è alcuna traccia di un principe. È necessario infatti dire che il conte Gaetano aveva ben quarant’anni più di Costanza ed  già rimasto vedovo della contessa Maria Teresa Tassis, da cui aveva ereditato cognome e titolo nobiliare.

Quarant’anni?! Sì, avete capito bene: quell’uomo avrebbe potuto essere il padre di Costanza. Probabilmente vi state chiedendo come abbia potuto una così giovane donna innamorarsi di un uomo tanto più grande di lei. Ma anche qui vi deluderò: con questo fidanzamento l’amore ha ben poco a che fare.

Come certo saprete, fin dall’antichità, era normale che le figlie di famiglie nobili non scegliessero liberamente il proprio sposo seguendo il cuore; erano infatti i genitori, il padre in particolare, a sceglierlo per loro, in base a precisi calcoli legati alle alleanze politiche e/o ai vantaggi economici che tali matrimoni avrebbero potuto portare alla famiglia. Ebbene, anche per Costanza le cose andarono così. Vi starete chiedendo come hanno potuto i suoi genitori obbligarla ad un simile passo e come ha potuto lei accettare senza ribellarsi… La verità è che non possiamo comprendere e men che meno farci una ragione di questo passaggio della vita della Cerioli se non ci immedesimiamo nella mentalità di quel tempo: per lei obbedire a questa tradizionale “politica familiare” fu tanto “normale” quanto lo fu per i suoi genitori proporglielo: da secoli si faceva così e di fatto nessuno si sarebbe sognato di mettere in discussione quella pratica che oggi ci fa inorridire.

Quanto al futuro sposo, il conte Gaetano è ricordato come uomo onesto, ma puntiglioso, rigido e solitario che, a quasi sessant’anni, non sentiva affatto il bisogno di risposarsi: gli stava a cuore solo assicurare alla famiglia Tassis una discendenza cui lasciare l’eredità.

 

Il matrimonio fu celebrato a Soncino il 30 aprile 1835, poi la coppia andò a risiedere a Comonte, vicino a Seriate. Oggi sappiamo che i venti anni di vita coniugale furono segnati per Costanza da grande solitudine: il marito non le fece mancare nulla dal punto di vista materiale ed economico, ma tutto preso dai suoi interessi (la musica in particolare) non si curava molto la relazione con la moglie e lei dal canto suo, pur rispettandolo e assecondandolo in tutto (persino quando la obbligava ad indossare in pubblico abiti antiquati che la facevano apparire ridicola), vista la grande differenza di età, lo vedeva probabilmente più come un padre cui obbedire che come un compagno con cui confidarsi e condividere la vita.

Ben presto Costanza divenne madre, ma anche questa esperienza le procurò non poco dolore: la primogenita, Francesca Maria Teresa (1836) visse solo pochi mesi, così come Raffaele Gaetano (1838) che non riuscì a compiere l’anno. Seguirono Carlo Francesco Alessandro (1837) e un quarto figlio (1842) che, morto il giorno stesso della nascita, non ebbe neppure il tempo di ricevere un nome.

Solo Carlo quindi sopravvisse e com’era abituale, fu la madre ad occuparsi della sua prima educazione, anche religiosa, finché anche per lui arrivò il tempo della formazione in un istituto educativo: il Collegio Bugarelli a Bergamo che frequentò dal 1846 al 1853.

Vista la situazione famigliare, per Costanza il distacco dal figlio non fu facile perciò potete immaginare con quanta ansia attendesse le vacanze annuali (che andavano da agosto a novembre) per poter passare del tempo con Carlo per il quale, tuttavia, rientrare, non doveva essere facile: il padre era stato da sempre geloso delle attenzioni che sua moglie dedicava al figlio e, come se non bastasse, non voleva assolutamente che invitasse a casa alcun amico, cosa che poi, con la complicità della madre, si faceva comunque, anche se di nascosto dal conte.

Nell’estate del 1852, Carlo anticipò il ritorno dal collegio perché colpito da una forte tosse, primo sintomo di una malattia che nell’Ottocento era diffusissima e di cui certo avete già sentito parlare: l a te carissimo a tubercolosi. Seguì un periodo segnato da preoccupazione e speranze per ogni segnale di apparente miglioramento, ma verso la fine del 1853 la situazione precipitò: Costanza si dedicò completamente alla cura del figlio con cui, non possiamo non ricordarlo, condivideva una forte fede che certamente li ha sostenuti entrambi, ma alla fine, il 16 gennaio 1854, anche Carlo, a soli sedici anni, morì. Da una lettera di Costanza stessa, sappiamo che nei giorni prima di morire, Carlo, per consolarla, le disse: “Oh! il Signore ti darà altri figli”; quella frase apparve allora incomprensibile per una mamma che sta perdendo il suo unico e amatissimo figlio, ma come vedremo, fu quasi una “profezia” sul futuro.

Dunque Carlo non c’era più, ma ancora non era finita: Costanza non ebbe tempo di riprendere fiato perché subito dopo anche il marito si ammalò e lei gli fu accanto prendendosi cura di lui con grande dedizione fino alla morte avvenuta il giorno di Natale del 1854, a soli undici mesi da quella del figlio.

 

Cari ragazzi, per questa volta ci fermiamo qui, dopo il racconto, certamente un po’ triste, di un periodo di vent’anni davvero carico di sofferenze per la Cerioli. La vita reale, in effetti, qualche volta prende pieghe difficili... vi lascio però sottolineando come di fronte alle fatiche, Costanza non è fuggita: dopo il dolore per la morte del figlio, ha saputo prendersi cura con dedizione di un marito che non l’aveva resa felice; l’amore forse è qualcosa di più di un’emozione, è anche una scelta. Alla prossima.

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Se vuoi rileggere:

CAPITOLO 1 - Nei cambiamenti di un’epoca, storia di una donna è stato pubblicato nella Newsletter 5/15 gennaio

CAPITOLO 2 - La fanciullezza e l’Infanzia è stato pubblicato nella Newsletter XXX febbraio

Client

prof. Marco Gamba, insegnante di Lettere

Date

19 Marzo 2022

Tags

Cerioli

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