Buongiorno suor Chiara, ho perso da poco una cara amica e all’avvicinarsi delle ricorrenze dei santi e dei morti provo un po’ di malinconia. Vorrei sentirla ancora vicina e mi sembra di dimenticarmela, faccio fatica ad andarla a trovare in cimitero e mi sento in colpa, vuol dire che non ho abbastanza fede?
Luisa
Sei umana, cara Luisa, e provi disagio di fronte alla morte. Chi di noi non prova sentimenti simili dinanzi a questo evento drammatico? Anche Gesù ha avuto paura della morte e alla notizia della perdita del suo amico Lazzaro è scoppiato in pianto.
Per sua natura, essa è la negazione della vita, il più grande “scacco matto” alla natura umana. Una grande sconfitta, dunque! Come non averne timore?
Eppure essa è parte della vita perché appartiene al ciclo della vita: come ogni cosa creata, anche la nostra esistenza terrena giungerà alla sua conclusione. Cadremo nel nulla? Sarà veramente la fine di tutto?
La fede nel Cristo morto e risorto dai morti ci dice che questo temibile nemico è stato vinto perché il Signore l’ha affrontato e attraversato sino alla fine. Per la sua passione, morte e risurrezione, infatti, ha perso il suo mortale pungiglione, come scrive san Paolo: “La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1 Cor. 15,54-55), diventando principio di una vita nuova, piena e compiuta: “Sappiamo infatti che quando verrà disfatto questo corpo, nostra abitazione sulla terra, riceveremo un’abitazione da Dio, una dimora eterna, non costruita da mani di uomo, nei cieli” (2Cor. 5,1).
Tale certezza non toglie il dolore, la nostalgia e persino la malinconia, ma ci sostiene e ci aiuta a vedere oltre l’evidenza, per cogliervi quegli sprazzi di luce che si sprigionano dalla Pasqua del Signore Gesù. La vita terrena, infatti, non è il tutto dell’esistenza! C’è di più! C’è molto di più!
L’evangelista Giovanni, nel libro dell’Apocalisse, scrive parole colme di speranza: “Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il “Dio-con-loro”. E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate». E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose»” (Ap. 21,1-5).
Dinnanzi alla morte, il credente trova conforto e speranza nella Parola del Signore e nella preghiera della Chiesa. Sostenuto dalla grazia, egli attraversa il lutto rielaborandolo attraverso alcuni “riti” importanti quali la preghiera dinanzi alla salma della persona cara deceduta, la visita al cimitero per portare un fiore, lasciare un lume, dare un bacio, lasciare scorrere le lacrime.
Questi semplici gesti aiutano a prendere consapevolezza di quanto è accaduto, guardando con speranza alla morte certi che ai nostri cari la vita non è stata tolta, ma trasformata.
Mi pare che nella nostra società si tenda a rimuovere tutto ciò che ricorda la morte: la maggior parte delle famiglie, ad esempio non custodisce più nella propria casa le salme dei propri cari in attesa del funerale, così come ai bambini, spesso, si impedisce di visitare i propri nonni defunti per dare loro un bacio e recitare una preghiera; ancora, capita, purtroppo non raramente, che davanti al defunto si chiacchieri tranquillamente come in un salotto, dimenticando la bella abitudine di recitare il rosario. Questo però non aiuta ad assumere la morte come parte della vita!
Non dimentichiamoci che il pensiero della morte può aiutarci a vivere meglio, a non riporre solo su questa terra la nostra speranza, con il rischio di ritrovarci alla fine della vita con le mani vuote, come il ricco della parabola al quale Dio disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?” (Lc. 12,20).
Cara Luisa, non chiuderti, allora, nel tuo dolore, ma lascia che il Signore consoli il tuo cuore e fasci le tue ferite con il balsamo della sua Parola che ti ridona speranza; se puoi ti invito a partecipare alle celebrazioni liturgiche previste della Chiesa in questi giorni della commemorazione dei nostri cari defunti e a fare una visita alla tua amica, al cimitero: vi troverai conforto e pace.