Rieccoci dunque, cari ragazzi. Dopo aver tratteggiato velocemente il contesto storico in cui visse santa Paola Elisabetta, siamo pronti a raccontare i passi fondamentali della sua vita, una vita che, ve ne accorgerete fin da subito, è sbocciata nell’ordinarietà. Contrariamente a quanto possiamo immaginare, infatti, i santi non piovono direttamente dal cielo già maturi, magari con la loro brava aureola incorporata, e Costanza Onorata Cerioli (questo è il nome con cui è stata battezzata) non fa eccezione. Nacque il 28 gennaio 1816 nella casa di famiglia perché questa era la prassi dell’epoca, visto che reparti maternità e nursery erano ancora del tutto sconosciuti. Nacque nel borgo di Soncino, oggi provincia di Cremona, ma all’epoca territorio Lombardo-Veneto sotto gli Austriaci che, come raccontano i vostri libri di storia, erano da poco subentrati nel governo per decisione delle Potenze che avevano sconfitto Napoleone e che solo due anni prima della nascita di Costanza si erano riunite nel Congresso di Vienna per ridisegnare la carta politica d’Europa.
La famiglia era certamente agiata, anzi noi oggi la definiremmo “famiglia bene”, visto che possedeva capitali piuttosto cospicui accumulati nel corso di una secolare storia (che affonda le radici fino almeno all’epoca delle lotte tra Guelfi e Ghibellini) coronata qua e là da qualche titolo nobiliare.
A parte questo, però, la famiglia è famiglia ed anche quella dei Cerioli, come la mia e la tua, ragazzo o ragazza del XXI secolo, era fatta da un papà, Francesco, una mamma, Francesca Corniani, e dai figli, ma non uno o due, come mediamente siamo abituati noialtri: in effetti i genitori di Costanza ebbero qualcosa come sedici figli! Ok, avete tutto il diritto di stupirvi, ma tenete conto che se oggi le famiglie numerose sono un’eccezione, all’epoca era esattamente il contrario! Altrettanto abituale, purtroppo, era che molti di questi figli morissero nei primi anni di vita ed ecco perché anche il fatto che nove dei fratelli e sorelle di Costanza siano morti in tenera età non deve apparirci strano.
Sette fratelli dunque sopravvissero: Massimiliano, Bartolomeo, Gian Battista, Luigi, Cecilia, Caterina e, appunto, la nostra Costanza.
Non è il caso di ripercorrere qui nei dettagli la vita di ciascuno dei figli dei conti Cerioli, ma almeno un aspetto voglio sottolinearlo: si potrebbe pensare che da due genitori rigorosi, perbene e religiosi, quali effettivamente furono Francesco e Francesca, sia scaturita una intera “stirpe di santi”, ma ogni famiglia ha la sua “pecora nera” e anche papà e mamma Cerioli ebbero i loro grattacapi con Massimiliano, figlio inquieto che purtroppo si fece sedurre dal gioco d’azzardo (che non è una dipendenza nata ai giorni nostri) e che fu prima allontanato dalla famiglia e poi, con una decisione probabilmente sofferta, diseredato perché non dilapidasse il patrimonio famigliare.
Ma che aria si respirava in casa Cerioli? Della religiosità e rispettabilità dei genitori, ho già detto; erano persone “all’antica”, anche se aperti ai cambiamenti contemporanei e certamente piuttosto rigorosi, esigenti ed autoritari. Al conte Francesco spettava, secondo le abitudini del tempo, il ruolo indiscusso di capo-famiglia e di attento amministratore dei beni; quanto alla madre, la signora Francesca Corniani, dalle parole di santa Paola Elisabetta, sappiamo che la sua figura la metteva in soggezione e questo può dare un po’ fastidio alla nostra sensibilità moderna, ma è bene che ci ricordiamo che a quei tempi “il mondo girava così”: il rapporto genitori-figli era segnato da un rispetto apparentemente distaccato (pensate che i figli erano abituati a rivolgersi ai genitori non solo senza dar loro del “tu”, ma addirittura usando il “voi”!). “Ragazzi sfortunati” dite?! Forse, ma è sempre la nostra santa ad ammettere di aver ricavato da quell’ “ambiente educativo” un carattere forte e di aver imparato ad essere autonoma, a badare a se stessa. Insomma, in casa Cerioli non c’era spazio per i vizi, ai ragazzi si chiedevano impegno (anche nelle faccende) e obbedienza, ma si formavano figli forti e capaci di affrontare la vita a testa alta; anche questo era, sia pure con accenti per noi lontanissimi e un po’ duri da digerire, volere il loro bene.
Non solo, ma dai suoi genitori, soprattutto dalla mamma, Costanza ricavò esempi di vita che la segnarono profondamente: Donna Francesca era nota per la sua grande generosità verso i poveri e la piccola Costanza aspettava con ansia la possibilità di accompagnarla per condividere con lei le sue opere di carità.
E oltre la famiglia? Parlare della giovinezza, sia nell’Ottocento che nel 2021, significa anche parlare di un argomento cui certamente anche voi, giovani lettori, siete… beh, diciamo “sensibili”: mi riferisco all’istruzione o, in parole povere, alla scuola.
Ok, ora che avete alzato gli occhi al cielo, cerchiamo di essere un po’ più obiettivi: la scuola è una grande opportunità che viene regalata ad ognuno per vivere degnamente la propria vita e anche all’epoca, quando molti, moltissimi non avevano la possibilità di frequentarla, le famiglie che potevano permetterselo cercavano di dare il meglio ai loro figli e il meglio erano i collegi religiosi per i maschi e, per le ragazze, i cosiddetti “educandati”; qui oltre ad essere istruite, le fanciulle si preparavano a diventare quello che ci si aspettava da loro: brave spose e madri di famiglia. Uno di questi, molto famigerato all’epoca, aveva sede ad Alzano (BG) ed era gestito dalle suore Visitandine. Costanza vi giunse (preceduta di un anno dalla sorella Cecilia) nel novembre del 1825, a nove anni, per rimanerci fino al febbraio 1831. Da quel che sappiamo fu un’esperienza lieta, durante la quale costruì buone relazioni sia con le compagne che con le sue maestre, e certamente lasciò in lei un segno profondo: lo stile educativo delle suore visitandine, tutto ispirato a dolcezza ed amabilità, ma anche a fermezza, influenzò certamente le scelte e lo stile educativo di suor Paola Elisabetta quando fondò la sua Congregazione anch’essa dedita all’educazione intesa, come aveva appreso proprio dalle sue maestre di Alzano, come “cooperazione degli uomini all’opera di Dio”.
Dunque, cari ragazzi, non vi è traccia di doni straordinari o segni miracolosi nell’infanzia e nell’adolescenza di Costanza Cerioli, di questa ragazza che anzi, fin dalla nascita, ha dovuto combattere con problemi di salute piuttosto seri; la sua vita quotidiana, segnata da una famiglia “normalmente imperfetta”, dalla scuola, dall’impegno nello studio e nelle faccende e dalle relazioni con le compagne è stata davvero molto molto più simile alla vostra di quanto forse vi aspettavate.
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CAPITOLO 1 - Nei cambiamenti di un’epoca, storia di una donna è stato pubblicato nella Newsletter 5/15 gennaio