«Se vogliamo trasmettere qualcosa in questa vita, è possibile con la presenza, molto più che con la lingua e la parola. La parola deve sopraggiungere in certi momenti, ma quello che istruisce, che dona è la presenza. è lei che silenziosamente agisce» (C. Bobin)
Ore 7.30...si aprono i cancelli e le porte delle scuole primaria e secondaria e tra i primi ad accogliere i bambini e i ragazzi c’è un gruppo di educatori, gli stessi che li saluteranno la sera prima del loro rientro in famiglia.
Iniziamo la nostra giornata con un sorriso, seppur nascosto dalle mascherine, con uno sguardo di benvenuto e la terminiamo, certamente un po’ più stanchi, ma felici e soddisfatti.
È così che vogliamo presentare gli educatori della scuola Sacra Famiglia, un gruppo composto da 22 elementi, ormai consolidato nel suo nucleo storico da almeno 15 anni, molti dei quali con storie e percorsi di formazione personali universitari specialistici ed altri con studi secondari di natura umanistico-pedagogica, ma tutti accomunati da una grande passione: quella per l’educazione delle giovani generazioni.
Tutti i momenti della giornata che i bambini e i ragazzi delle scuole primaria e secondaria non trascorrono tra i banchi e nelle aule, che non è fatto di apprendimenti, interrogazioni e verifiche ma che, per come siamo soliti chiamarlo noi, è un tempo extra - ordinario (extra-scolastico) vede la presenza degli educatori. Siamo convinti che questo tempo sia di fondamentale importanza per il “bene-essere” dei vostri/nostri figli, perché racchiude la bellezza e la ricchezza degli incontri più autentici, della familiarità delle esperienze che si vivono insieme: pranzare, giocare, conoscersi...e a volte anche discutere e litigare.
L’educatore non è fuori da queste dinamiche, un semplice spettatore dunque, ma è il primo a mettersi in gioco per attivare risorse e processi volti a favorire la crescita delle relazioni, del rispetto e dell’interiorizzazione delle regole. Ma non fa tutto da solo! In educazione la coerenza, la sintonia che nasce tra tutte le parti coinvolte, includendo quindi anche insegnanti e genitori, è l’arma vincente per raggiungere gli obiettivi, per sostenersi ed aiutarsi nelle difficoltà e, perché no, per imparare qualcosa di più su noi stessi.
Il mestiere dell’educatore, infatti, porta inevitabilmente a scoprire doti e risorse altrimenti sconosciute. Così ci si sperimenta attori, giocolieri, narrastorie… o semplicemente attenti osservatori, ascoltatori pazienti, compagni di gioco e all’evenienza fratelli o sorelle maggiori.
È in quel “esserci semplicemente dentro” che si porta, con il giusto mix di autorevolezza e simpatia, la regola (senza nemmeno bisogno di ricordarla), si insegna il rispetto, la tolleranza, la pazienza...lo spirito critico. Si crea “gruppo”, si prova a catturare l’interesse di bambini e ragazzi, cercando, in primis, di essere dei buoni esempi, “perché quello che facciamo parla più forte di quello che diciamo”. E malgrado limiti e difetti di ciascuno, i bambini e i ragazzi sanno essere giudici magnanimi e non valutano certo la nostra professionalità solo in chiave di risultati ma in termini di emozioni, autenticità e passione.
Una presenza significativa e un riferimento sicuro. Ecco quello che cerchiamo di essere per i bambini e i ragazzi che ci vengono affidati. L’esortazione di S. Paola Elisabetta: «Siate come degli angeli custodi...» bene riassume il nostro compito: essere una presenza empatica, vigile, preveniente ma discreta, che «dona, istruisce...e silenziosamente agisce».