Come aiutare bambini di 3, 4 e 5 anni a comprendere al meglio la giornata della memoria, che ogni anno si celebra il 27 gennaio?
La trasformiamo nella giornata della gentilezza. Da qualche anno ci interroghiamo su come aiutare i nostri bambini a comprendere un argomento tanto grande quanto importante. Perché non partire quindi dal loro vissuto?
In fondo la gentilezza può cambiare il mondo ed essere gentili significa essere rispettosi di sé e degli altri.
Un input ci è stato dato anche dal “Manifesto della comunicazione ostile”, durante il corso abbiamo scoperto l’importanza delle “parole piumate”, parole che fanno ridere e stare bene, come una coccola o un abbraccio e in contrapposizione esistono le “parole appuntite”, parole che graffiano e fanno male.
Come educare alla gentilezza i bambini della scuola dell’Infanzia?
Educare alla gentilezza non si limita solamente ad insegnare ai nostri bambini le cosiddette “parole gentili” (grazie, prego, per favore…), ma è anche un processo che si costruisce nella quotidianità, facendo crescere bimbi gentili, rispettosi di sé e degli altri. Si educa con l’esempio, praticando atti di gentilezza quotidiani, da cui i bambini possano prendere esempio.
È importante che l’adulto (educatore, maestra, genitore) offra esempi di comportamento gentile sia verso gli altri adulti ma soprattutto verso i bambini stessi. Essere trattati con gentilezza è il miglior modo di sperimentare quanto è importante essere gentili con gli altri.
Valorizzare i comportamenti gentili non significa ripetere continuamente bravo, ma evidenziare quel comportamento con una frase del tipo “sei stato davvero molto gentile a…”. Imparare a riconoscere e gestire le proprie emozioni, parlare senza aggredire, confrontarsi senza litigare, discutere senza alzare le mani, significa imparare a mettere in atto comportamenti gentili.
È importante diventare empatici, provare a mettersi nei panni dell’altro: questo vuol dire educare alla gentilezza, che diventa un dono per la comunità. Al centro del mondo non c’è più il singolo, ma l’intera umanità.