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211. PRIMARIA. Tra proverbi e modi di dire

211. PRIMARIA. Tra proverbi e modi di dire

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Discussione in classe…sembra sia successo qualcosa durante l’intervallo. I bambini sono agitati e ognuno vuole avere ragione. Così, sospirando, dico: -Adesso basta! Tagliamo la testa al toro!

Momento di silenzio. Sguardi interrogativi che si immaginano chissà quale scena dell’orrore. Capisco che…. non hanno capito!

-Bambini, non penserete davvero che io voglia tagliare la testa a un toro! È un modo di dire! Significa prendere una decisione per mettere fine a una discussione!

Si tranquillizzano…la loro maestra non è poi così crudele!

Un’altra volta mi lascio sfuggire un “Ma non c’è più religione!”. Di nuovo quegli sguardi perplessi: - Ma perché non si fa più religione?

Sorrido e ne parlo con le mie colleghe. Anche loro confermano la stessa percezione: per i nostri alunni, oggi più che in passato, risulta difficile andare oltre le parole e intuire il significato figurato di certe espressioni. Così decidiamo di assegnare un compito: ognuno deve ricercare il significato di due modi di dire e saperli spiegare. A questo aggiungiamo anche la ricerca di un proverbio; in classe era infatti capitato di dover ricorrere a qualche proverbio per spiegare l’insegnamento delle storie lette e i bambini si erano mostrati incuriositi e affascinati da queste “frasi sagge”.

Un doveroso ringraziamento va, ovviamente, ai genitori e ai nonni, che hanno aiutato i bambini a svolgere il compito, contribuendo alla buona riuscita del lavoro in classe.

Eccoci dunque alla lezione tanto attesa: a turno ciascuno è stato il “maestro” che ha illustrato i significati di modi di dire e di proverbi. La saggezza popolare è entrata nelle nostre aule, accompagnata a volte da sorrisi, a volte da stupore. Potete immaginare le risate scatenate da “ingoiare il rospo, avere le mani bucate, essere alla frutta, avere il latte alle ginocchia…” per citarne solo alcuni.

E adesso? Quando un bambino di fronte a un compito dice: “Ma io non sono capace!”, gli altri rispondono: “Non mettere il carro davanti ai buoi!” oppure dopo aver letto una storia si chiedono: “Ma non c’è un proverbio per questa storia?”. Così provano a inventarne uno! Abbiamo notato sicuramente una maggiore flessibilità nel pensiero dei nostri alunni e una maggiore competenza semantica.

Per concludere il racconto della nostra esperienza, vi proponiamo quattro semplici storielle inventate dalle classi seconde, ovviamente sul tema “proverbi e modi di dire”.

 

CLASSE 2^A

C’erano una volta un orso e una gazzella che non si conoscevano molto bene. L’orso, un giorno, chiese alla gazzella se voleva giocare con lui e la gazzella accettò. La gazzella disse all’orso: “Il primo che arriva a quell’albero vince!”. I due si prepararono, poi corsero verso l’albero tre volte e la gazzella, ovviamente, era sempre la vincitrice. Allora l’orso si arrese e tornò nella sua tana, perché aveva capito che si era tirato la zappa sui piedi volendo gareggiare con un’abile gazzella.

 

CLASSE 2^B

PRIMA IL DOVERE E POI IL PIACERE

C’erano una volta due bambini di nome Luca e Michele. Un giorno la maestra disse loro di fare i compiti di italiano per il giorno dopo. Anziché fare i compiti, essi preferirono giocare tutto il giorno al parco, nonostante i richiami delle loro mamme. Fu così che si tirarono la zappa sui piedi, infatti, la maestra il giorno seguente diede loro una nota e un compito in più da eseguire! Una volta tornati a casa si misero a piangere, ma le loro mamme dissero loro di non versare lacrime di coccodrillo, perché avrebbero dovuto fare i compiti quando era il momento di farli.

 

CLASSE 2^C

UOMO/BAMBINO AVVISATO, MEZZO SALVATO

C’era una volta un bambino di nome Pierino. Era molto goloso e anche un po’ disobbediente.

Un giorno partecipò alla festa di compleanno del suo amico Luca.

Dopo aver giocato, arrivò il momento preferito di Pierino: la merenda!!!

Sua mamma non era presente e, come si sa, quando il gatto non c’è, i topi ballano!

Infatti Pierino, quel golosone, si mangiò di tutto: una fetta di torta al cioccolato, una pizzetta, un panino con la Nutella, una focaccia, un muffin, le patatine e tre fette di salame.

Alla fine della festa tornò a casa con un sacchetto di caramelle che Luca gli aveva regalato. La mamma, che conosceva il suo pollo, disse a Pierino: - Sono sicura che alla festa hai mangiato tanto! Non mangiare anche le caramelle!

Pierino, però, disobbedì e di notte ebbe un gran mal di pancia.

Da quel giorno Pierino iniziò ad ascoltare i consigli della mamma, perché….bambino avvisato, mezzo salvato!

 

CLASSE 2^D

C’era una volta una famiglia composta dal papà, dalla mamma e da Giacomo, il figlio.

In questa famiglia ognuno aveva i propri compiti, ma Giacomo faceva un po’ fatica a rispettarli, anche se aveva già undici anni.

Una sera la mamma era al lavoro; il papà ricordò a Giacomo che toccava a lui portare fuori la spazzatura. Giacomo disse che l’avrebbe fatto dopo cena.

Vedendo, però, che Giacomo non si muoveva dal divano, il papà ripeté: - Giacomo, la spazzatura!

Il figlio sbuffò e lo ignorò. Allora il papà, invece di arrabbiarsi, propose: - Vai in camera a preparare la PlayStation, così facciamo una partita.

A quelle parole, Giacomo andò in camera a tutta birra. Poco dopo vide entrare il papà con uno sguardo molto serio.

È proprio vero! Il peggior sordo è quello che non vuol sentire!

Giacomo capì subito e, senza dire una parola, andò finalmente a buttare la spazzatura.

Alla fine non fecero la partita e Giacomo imparò la lezione.

Client

Stella Manenti, le insegnanti coordinatrici e i bambini delle classi 2^

Date

18 Marzo 2023

Tags

Educare

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