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210. ARTE DI EDUCARE. Da emisfero destro a emisfero destro

210. ARTE DI EDUCARE. Da emisfero destro a emisfero destro

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Buongiorno dottore,

vorrei raccontarle un episodio che mi è capitato con mio figlio di sette anni. L’altra sera ricomparve nel soggiorno poco dopo essere andato a letto, spiegando che non riusciva a prendere sonno. Disse, chiaramente agitato e furioso: “Sono arrabbiato perché, quando torni tardi, non mi lasci mai un bigliettino per la notte!...Non fai mai niente di bello per me, e sono arrabbiato perché devo aspettare ancora dieci mesi per il mio compleanno, e poi non mi piace per niente fare i compiti!”. Mi ha fatto sentire in colpa e, arrabbiata, gli ho spiegato che non era vero quello che diceva, cercando di farlo ragionare, ma le cose non si sono calmate. Cosa avrei potuto fare?

 

Una mamma

 

Un “faccia a faccia” di questo tipo può essere frustrante, soprattutto se ci si aspetta che il proprio figlio sia abbastanza grande da comportarsi in modo ragionevole e da condurre una conversazione sensata. Tutto d’un tratto, invece, il figlio va su tutte le furie per un nonnulla, e sembra che, per quanti sforzi si possano fare, niente serva a farlo ragionare.

Per rispondere alla sua domanda mi serve fare una premessa su come siamo fatti.

Probabilmente sa che il cervello è suddiviso in due emisferi. Non solo queste due parti sono separate dal punto di vista anatomico: esse funzionano anche in modo molto diverso l’una dall’altra. Per definire l’influsso esercitato su di noi da ciascuno dei due diversi lati del cervello, la comunità scientifica parla di “modalità” destra e sinistra o “emisfero sinistro” ed “emisfero destro”.

L’emisfero sinistro ama l’ordine e desidera realizzarlo; è logico, letterale, linguistico (gli piacciono le parole) e lineare (dispone le cose in base a una sequenza o a un ordine). All’emisfero sinistro piace che tutte queste parole comincino con la lettera “l” (gli piacciono anche le liste).

L’emisfero destro, invece, si interessa non tanto ai dettagli, ma al quadro d’insieme, al senso e all’impressione generale di un’esperienza; inoltre, preferisce la comunicazione non verbale, ossia basata sull’invio e la ricezione di segnali come espressioni facciali, contatto visivo, tono di voce, postura e gestualità. L’emisfero destro non è interessato all’ordine: le sue aree di specializzazione sono le immagini, le emozioni e i ricordi personali.

In termini di sviluppo, nei bambini molto piccoli è dominante l’emisfero destro, soprattutto nel corso dei primi tre anni di vita. La logica, le responsabilità e il tempo non esistono ancora per loro. Ma, quando un bambino inizierà a domandare in continuazione “Perché?”, saprete che l’emisfero sinistro sta davvero cominciando a entrare in gioco. Perché? Perché all’emisfero sinistro piace conoscere i rapporti lineari di causa-effetto all’origine degli eventi che accadono nel mondo - ed esprimerne la logica attraverso il linguaggio.

Ora, basandoci sulla conoscenza dei due emisferi cerebrali, sappiamo che in quel momento suo figlio è stato sommerso da un’intensa ondata di emozioni provenienti dall’emisfero destro, senza che ci fosse un sufficiente controbilanciamento da parte della razionalità dell’emisfero sinistro.

In un momento come questo, una delle reazioni meno efficaci sarebbe del tipo: “Ma certo che faccio delle cose belle per te! ” oppure mettersi a discutere con il figlio della sua logica strampalata: “Non posso fare niente per far arrivare prima il tuo compleanno. E per quanto riguarda i compiti, non ci sono alternative: bisogna farli!”. Questo tipo di reazione razionale, “da emisfero sinistro” per intenderci, si scontra con il muro innalzato dall’emisfero destro, insensibile a questo genere di ragionamenti, con la consegunete litigata. E’ importante capire che suo figlio si trovava nel bel mezzo di un diluvio emotivo, dominato dalla illogicità tipica dell’emisfero destro: una reazione ispirata alla razionalità dell’emisfero sinistro non ha alcuna speranza di successo.

Provo ora a descrivere una reazione da cervello destro. Con voce calma, si potrebbe dire: “A volte, è proprio dura, vero? Non mi dimenticherei mai di te. Sei sempre nei miei pensieri e voglio che tu sappia quanto sei speciale per me”. E poi disporsi vicino a lui disponendosi comprensiva per cercare di stabilire un contatto con l’emisfero destro del bambino. Rispondere alla musica hard rock non con l’haevy metal, ma con un notturno di Chopin: l’emisfero destro ascolta e viene toccato dalla nostra musicalità relazionale. Stabilendo un contatto emotivo con lui, da emisfero destro a emisfero destro, si comunica al figlio di essersi messi sulla stessa lunghezza d’onda dei sentimenti che lui stava provando in quel momento. Questo, come spesso dico, li sgonfia!

 

 

Foto di Ermal Tahiri da Pixabay 

 

Client

Dott. Mauro Ambrosini, psicologo scolastico

Date

11 Marzo 2023

Tags

Educare

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