Ci sono momenti nella giornata al nido in cui accadono fatti affascinanti e curiosi, che aspettano solo di essere colti e osservati!
Come quel giorno, nell’aula viola, nel momento dopo la merenda. Lì un gruppetto di bambini grandi (dai 2 anni e mezzo ai 3 anni) è andato alla ricerca di un grillo che avevano già notato quella mattina.
Dove sarà? Ci sarà ancora? Ed ecco che R., con lo sguardo arguto è riuscito a trovarlo in un angolo del parquet, vicino al muro. I bimbi incuriositi volevano vedere questo grillo da vicino, ma come fare a catturarlo senza fargli male? Così sono partiti una serie di tentativi con diversi strumenti: una paletta, un piattino, ma lui saltava e poi una tazzina ed ecco che… siamo riusciti a farlo entrare.
Con i bimbi in cerchio è partita una riflessione: e adesso cosa ne facciamo del grillo? Forse la sua mamma lo starà cercando! Qualcuno ha risposto: «portiamolo fuori!», altri dicevano: «ma poi non è più con noi!». Ma dopo un po’ tutti i bimbi sono stati concordi a portarlo fuori, dalla sua mamma!
Abbiamo messo fuori la tazzina azzurra e abbiamo osservato dal vetro quello che succedeva. I bimbi dopo qualche istante hanno iniziato a dire: «Ma non va!»… Eh sì … i bordi della tazzina erano troppo alti e lisci e il povero grillo non riusciva ad uscire (ma questo i bimbi non lo sapevano!).
Riportato all’interno della stanza viola i bimbi hanno iniziato a spiegare al grillo cosa doveva fare.
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R. ha detto: « Io gli ho detto che vuole andare dalla mamma, ma non parla!»
E io: «Non parla il grillo?» e B.: «Perché è piccolo!». E io: «Ah ecco perché! Hai ragione!», e gli altri «È piccolo!». E io ancora: «Allora come si può fare?». A quel punto C. ha detto: «I grilli grandi rispondono!». E io: «Ah sì… e questo invece è un grillo piccolo e non risponde! Ma allora come si può fare?». R. allora ha avuto un’intuizione: «Forse lo chiediamo… ma il grillo fa parlare finta!». Questa risposta mi ha fatto sorridere, ma non mi sono scomposta e ho rilanciato: «ah parla per finta! E allora come possiamo fare a parlare al grillo?». Qualcuno ha risposto «Boh!». R. ha ricominciato con pazienza: «Grillo vuoi saltare?».
F., che aveva in mano una fragola di plastica, indicando la tazza ha proposto: «Forse gli mettiamo qua una fragola?». E io «Secondo voi cosa succede se mettiamo dentro una fragola?». C. risponde: «La mangia!». Allora I. dice «no, è mia la fragola!», «Anche a me piace la fragola!», «Anche a me!»
B., che era concentrata sul grillo e non si perdeva neanche un movimento ha alzato la voce e ha detto: «Vieni fuori», invece F., sorridendo, ha iniziato a dire parole a caso: «Elibindi elicadi auauaunauo»! Eccola la lingua dei grilli!
Alla fine abbiamo deciso di provare a mettere il grillo su di un piattino. I bimbi erano incollati al vetro e seguivano i suoi spostamenti passo passo! E questa volta il grillo se n’è andato dalla sua mamma!
Un frammento di vita del nido che fa sorridere, ma mette anche in luce le competenze di questi bimbi e la loro fantasia… Quel linguaggio magico che non ha confini e oltrepassa ogni barriera!