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196. ARTE DI EDUCARE. La scatola delle emozioni

196. ARTE DI EDUCARE. La scatola delle emozioni

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“Buongiorno,
volevo sottoporle una questione che riguarda mio figlio di 8 anni. Da alcune settimane lo vedo molto irrequieto e non so come mai. Gli basta poco per arrabbiarsi ed è difficile gestirlo. I rimproveri non funzionano, anzi, alzano la sua rabbia e poi alla fine piange a dirotto. Non so più cosa fare. Potrebbe darmi qualche consiglio?”

Mamma Anna

 

Cara mamma Anna,

la situazione che mi ha descritto mi porta a riflettere sulle emozioni e come parlare ai bambini delle loro emozioni. Lei osserva suo figlio e dai comportamenti che esprime riesce a identificare e dare il nome ad una sua emozione: la rabbia. Questo è il primo passo: dare il nome a ciò che si muove nell’animo del bambino. Il nome costituisce il primo contenitore mentale di identità dell’emozione. E ora che ha capito questo? Che fare? Spesso capita che noi adulti vogliamo che i nostri bambini non si comportino male, che non urlino, che non facciano i capricci...che non si arrabbino, pensando che ci siano emozioni negative da far sparire a favore di emozioni positive da incentivare. Le emozioni non sono né negative né positive: sono solo emozioni e la natura ce le ha date come mezzo espressivo e comunicativo del nostro mondo interno. Se è così allora vanno usate per conoscere noi stessi e gli altri, vanno condivise, regolate, educate. Dire ad un bambino di smetterla di fare i capricci senza chiederci cosa ci sta dicendo ci fa perdere qualcosa di quel bambino.

Ora che ho dato il nome all’emozione che mio figlio sta provando e ce l’ho nella mia mente, come posso parlargli? Come si fa a parlare con un bambino di 8 anni? Scordiamoci tutti i ragionamenti e filosofie varie da dire. Con un bambino si gioca, si disegna, si costruiscono storie. Il linguaggio che il bambino comprende è questo e non sono le spiegazioni puramente razionali. Le propongo quindi di costruire con suo figlio una scatola delle emozioni, delle sue emozioni. E’ molto semplice ed è importante che sia presentata come un vostro gioco giornaliero e riservato, il vostro modo di parlarvi. Si presenta al bambino una scatola (anche una cartelletta va bene) dicendo qualcosa tipo: “La mamma ha avuto un’idea. Vorrei con te una volta al giorno giocare a fare dei disegni: pensando alla giornata trascorsa mi piacerebbe che tu pensassi a qualcosa, a delle immagini e con la matita e i colori disegnarle su questi fogli...poi inventare una storia. Io cercherò su un mio foglio di scriverla: sai...le tue storie sono per me importanti. Di più! Ho comprato questa scatola nella quale conserveremo i disegni e le storie in modo da conservarle come si fa con gli oggetti preziosi! La possiamo anche personalizzare se vuoi con scritte e colori.”

Il significato di questo gioco è permettere al bambino di dare immagini alle proprie emozioni, integrarle in una storia per poi con lui trovare il loro nome e conservarle (gestirle)  in un contenitore per non dimenticarle. Inoltre accade che abbiamo costruito con lui un momento piacevole di condivisione e di scambio emotivo con l’idea che il bambino senta di essere capito e ascoltato. E’ un modo per sgonfiare stati emotivi che forse concorrono ai comportamento rabbiosi che si osservano.

Spero che questi piccoli suggerimenti la aiutino e se vuole mi faccia sapere.

 

- Una settimana dopo –

 

“Buongiorno,
le posso dire che mio figlio si è appassionato a questo gioco e dopo una settimana lo vedo molto più tranquillo! Grazie!”

Mamma Anna

Client

dott. Mauro Ambrosini, psicologo scolastico

Date

18 Febbraio 2023

Tags

Educare

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