Il nuovo anno scolastico è iniziato per il gruppo educatori con una giornata speciale interamente dedicata alla formazione. Martedì 6 settembre, guidati dalle dottoresse Mariella Bombardieri e Francesca Cucchi, ci siamo lasciati “accompagnare” per riscoprire le bellezze di questo mestiere, senza però misconoscere insidie e fatiche. Ora vorremmo condividere con tutti voi, docenti, genitori e magari bambini e ragazzi che ci state leggendo, una parte del lavoro fatto insieme. Sono tre brevi storie, frutto della condivisione e della cooperazione dell’intero gruppo, che, partendo da alcune immagini/stimolo, ci hanno permesso di parlare di educazione, di raccontare questo mondo che frequentiamo quotidianamente e, giocoforza, di raccontare qualcosa di ciascuno di noi. Buona lettura…
C’era una volta una bambina che si ritrovò sperduta, con la propria barca, in mezzo al mare. Navigò a lungo fino a quando avvistò un’isola. Allora remò senza sosta fino a raggiungerla.
Quindi gettò l'ancora e, dopo aver messo piede a terra iniziò ad incamminarsi lungo una piccola strada facendosi luce con una lanterna. Si sentiva smarrita e impaurita, ma altresì incuriosita e desiderosa di esplorare quel luogo sconosciuto. Dapprima l’isola le parve disabitata quando, ad un tratto, scorse un maestoso castello cinto da delle mura. Si domandò come avrebbe potuto oltrepassare le mura per raggiungere l’interno e trovarvi riparo.
All’improvviso le apparve uno splendido cavallo bianco. La bambina non esitò a chiedergli aiuto. Il cavallo le rispose : “Io ti aiuterò ad oltrepassare le mura e ti darò le chiavi per entrare nel castello. Solo 4 di queste apriranno le porte d’accesso ma, per capire quali utilizzare, dovrai fare luce dentro di te.” Dopo averle osservate attentamente la bambina notò che le chiavi erano marchiate con dei simboli.
Fu attratta da una chiave che come simbolo aveva un cuore poiché le ricordò le emozioni provate durante il viaggio. In seguito scelse la chiave con la spada, come richiamo al coraggio che serve per affrontare l’ignoto e per sapersi fidare.
Poi fu la volta della chiave con il teschio, segno di paura della solitudine. Infine scelse la chiave con il simbolo del quadrifoglio, per la fortuna di aver incontrato qualcuno che l’avesse aiutata.
Dopo aver inserito le chiavi scelte nelle serrature, come per incanto le porte si aprirono e la bambina
sperduta trovò un nuovo mondo da scoprire, una nuova vita da vivere.
C’era una volta una bambina spaventata che decise di confidarsi con un proprio compagno raccontandogli le sue paure e i suoi sogni.
Il bambino decise allora di narrarle una storia che gli raccontava sempre suo nonno.
“In una torre viveva un uomo burbero e solitario che scolpiva le sue opere, ma le teneva solo per sé, per la sua avidità. Un giorno però le statue, stanche di sentirsi rinchiuse, decisero di scappare trasformandosi in bellissime nuvole bianche, pur mantenendo la loro sembianza originale.
Quando lo scultore le vide dalla finestra si accorse che le sue opere, finalmente libere, erano tutte diverse ed uniche e capì che tutti hanno il diritto di essere pienamente se stessi”.
“Vedi – riprese a parlare il compagno – con questa storia volevo farti capire che non devi avere paura di inseguire i tuoi sogni, non devi farti spaventare dalle difficoltà, ma proprio come le nuvole non hanno paura dei temporali anche tu non temere il cambiamento rimanendo sempre ancorata ai tuoi valori.”
C’era una volta un piccolo bruco che, dopo aver raccolto il suo bagaglio, si mise in viaggio. Aveva due grandi desideri: diventare grande e scoprire il mondo. Gli stessi sogni del viandante che incontrò un giorno lungo il cammino.
Viaggiando insieme, l’uomo, raccontò al bruco di quella volta in cui visitò il Piccolo Mondo Triste. Lì, tutte le persone si sentivano inutili e senza alcuna particolare qualità. Così il viandante mostrò loro le singole peculiarità di ciascuno ed insegnò a scoprire ed apprezzare la bellezza che ognuno portava dentro di sé.
Dopo aver fatto tesoro di questo incontro, il bruco proseguì il suo viaggio e si imbatté in Daniele e Pietro, due simpatici bambini. Daniele, da sempre un bambino insicuro, aveva trovato in Pietro un’ancora e un appiglio sicuro. E pensare che Pietro non aveva fatto nulla di speciale: con le sue bolle di sapone, che portava ovunque, gli aveva semplicemente regalato la “leggerezza” di cui aveva bisogno.
Il bruchetto continuò il suo cammino, a volte sbagliando direzione, ma, con la certezza che avrebbe incontrato tanti nuovi compagni di viaggio pronti a sostenerlo, non si perse d’animo...e così al termine della sua storia diventò una bellissima farfalla rossa e volò lontano.
Evidentemente ci rendiamo conto che si tratta di storie semplici e senza troppe pretese, ma ci è piaciuta l’idea di condividerle perché le immagini e le metafore usate in realtà sono piene di vita. Raccontano di viaggi, sfide, difficoltà e paure (che accomunano un po’ tutti, piccoli e grandi) ma parlano anche di conquiste, sogni, desideri e soprattutto parlano di incontri...quelli che ti aprono nuovi orizzonti, ti fanno scoprire risorse, che ti permettono di “spiccare” il volo, che generano vita e bellezza, perché c’è una verità che non può essere sconfessata: “Se trattiamo le persone per ciò che sono esse rimarranno come sono, ma se noi le trattiamo per ciò che potrebbero essere, e potrebbero diventare, esse diventeranno al meglio loro stesse”(J.T. Smith).