La storia
Joan Mastropaolo abita nel quartiere di Battery Park, pochi isolati a ovest del World Trade Center. L’11 settembre 2001, come di consueto, si era recata a lavoro a Jersey City con il treno che collega le due sponde del fiume Hudson. La sala conferenze dava chiaramente vista sui grattacieli di Manhattan che si stagliavano contro un cielo limpido, di un azzurro cristallino. Alle 8:46 di quel giorno la vita di Joan cambia inesorabilmente: sotto i suoi occhi increduli, con un boato devastante il volo American Airlines 11 si è abbattuto contro il complesso delle Torri Gemelle, a pochi chilometri di distanza dalla sua finestra. “Ricordo il fumo nero che usciva dalla Torre Nord, e le urla dei miei colleghi… In quel momento, la mia più grande paura era diventata realtà: eravamo sotto attacco”.
La vulnerabilità americana
Dopo vent’anni dell’attentato alle Torri Gemelle, l’America mostra una versione di sé che raramente siamo abituati a vedere: una nazione enorme, ricca e potente improvvisamente toglie la maschera e diventa fragile, vulnerabile. Si celebra la memoria di quegli attacchi terroristici: le bandiere si abbassano a mezz’asta e il Paese si prepara a commemorare le 2,977 persone che hanno perso la vita. I sentimenti di unità nazionale, di tristezza ma anche di speranza che avvolgono l’area dell’ex World Trade Center traspaiono nell’infinita lista di eventi, locali o nazionali, che vengono organizzati per ricordare i fatti.
Il Memoriale all’11 settembre non è solo un monumento nazionale ma è il monumento di tutti perché era il centro finanziario e commerciale globale in cui i rappresentanti di aziende e organizzazioni da tutto il mondo lavoravano. Un mondo intero è cambiato, sono cadute le certezze dell’Occidente e in questi vent’anni si sono aperti diversi scenari a livello planetario che hanno visto coinvolte nazioni e popoli in nuovi conflitti. Con i ragazzi della Secondaria abbiamo voluto dedicare il nostro tempo a una visita a questo luogo, cercando di fare memoria e di recitare una preghiera per le vite perse, per la speranza di un mondo migliore. È stato un momento molto toccante che ha coinvolto sia i partecipanti più piccoli che quelli più grandi. Un grande silenzio avvolge il sito, nonostante sia in pieno centro della città, che è caotico e formicolante. Con grande rispetto abbiamo visitato le due grandi vasche, perimetri delle due torri gemelle, che ora ospitano una cascata di acqua e sulle balaustre riportano i nomi delle vittime, tenute a costante temperatura corporea, per simulare la vita, per dare continuità a quelle vite spezzate. C’è usanza di mettere una bandierina a ogni nome quando c’è una ricorrenza nazionale o una rosa quando è il compleanno di chi ha perso la vita. Andare al Memoriale dell’11 settembre non è solo visitare un luogo che fu, ma è dare onore a tutti coloro che sono stati sacrificati da un’ideologia mortifera.